Caro affitti, un problema grandissimo per gli italiani e non solo: in tre città è stato risolto così, se vi abiti sei fortunato
In Italia, il caro affitti è diventato una vera e propria emergenza, che mette in difficoltà milioni di persone, in particolare i giovani, le famiglie con redditi medio-bassi e le persone che vivono in grandi città come Milano, Roma e Bologna. A Milano, ad esempio, un affitto medio si “mangia” ben il 51,6% dello stipendio medio, rendendo difficile per molti neolaureati o giovani professionisti riuscire a mettere da parte una cifra per risparmiare. A Bologna, invece, si osserva una situazione paradossale: un monolocale oggi costa come un bilocale di dieci anni fa, mentre a Roma trovare una casa con un affitto accessibile è diventata una vera e propria impresa.
Il fenomeno non è solo italiano: in tutta Europa i prezzi delle abitazioni sono aumentati in modo vertiginoso, con una media di +48% dal 2010 al 2022. Alcuni Paesi hanno visto aumenti ancora più drammatici, come in Ungheria (+172%) e Lussemburgo (+136%). Anche gli affitti hanno subito un’impennata, con un incremento medio del 18%, mentre in alcuni Paesi dell’Est come Estonia e Lituania gli aumenti hanno superato il 100%. Eppure, ci sono città europee che stanno tentando di affrontare questo problema con politiche innovative, riuscendo a contenere i prezzi degli affitti grazie a scelte coraggiose. È il caso di Vienna, Berlino e Copenaghen, che hanno trovato soluzioni in grado di fare la differenza.
Quando si parla di politiche abitative che riescono a contrastare l’escalation dei prezzi, uno dei modelli più efficaci è sicuramente quello di Vienna. La capitale austriaca, infatti, è un esempio concreto di come un forte intervento pubblico possa garantire abitazioni accessibili. Viene da una lunga tradizione di edilizia sociale, che risale agli anni ‘20, quando il Comune cominciò a costruire case popolari in grande quantità.
Oggi, il 43% degli alloggi a Vienna è regolato dal Comune, il che significa che i prezzi sono fissati in base ai costi di costruzione e manutenzione, senza subire l’effetto della speculazione del mercato. Il risultato? Quasi l’80% della popolazione vive in case pubbliche o sovvenzionate, con affitti che difficilmente superano i 600 euro al mese. L’accesso è garantito a chi risiede in città da almeno due anni e rientra in determinate fasce di reddito. Un altro esempio di successo viennese è Seestadt Aspern, un progetto di sviluppo urbano che combina case ecosostenibili e ampi spazi verdi, proponendo un modello di vita urbana di alta qualità a costi contenuti.
Anche Berlino sta facendo la sua parte per frenare la corsa dei prezzi. Negli ultimi anni, la capitale tedesca ha visto aumenti esorbitanti, con un +120% dei prezzi dal 2004. Per contrastare questa tendenza, nel 2020 è stato introdotto il cosiddetto “Mietpreisbremse”, che limita l’aumento degli affitti a un massimo del 10% sopra la media della zona. I proprietari che non rispettano questa legge rischiano sanzioni fino a 500.000 euro.
Nonostante alcune critiche da parte dei proprietari, che hanno cercato di aggirare la legge, la Corte costituzionale ha confermato la legittimità di questa misura. Berlino, inoltre, ha aperto un dibattito sull’esproprio delle grandi società immobiliari, con un referendum che nel 2021 ha visto il 56% dei berlinesi favorevoli all’idea di trasformare questi appartamenti in alloggi pubblici. Sebbene la proposta non sia ancora stata attuata, segna un passo importante nella lotta contro l’alto costo della casa.
A Copenaghen, la soluzione è nelle mani delle cooperative edilizie. Questi alloggi sono di proprietà dei cittadini che vi abitano, creando una vera e propria rete di solidarietà che permette di pagare affitti più bassi rispetto a quelli del mercato. Le cooperative, chiamate “andelsboligforeninger”, sono organizzazioni senza scopo di lucro in cui i residenti contribuiscono con una quota per diventare comproprietari dell’immobile.
Con questa formula, i soci ottengono affitti più bassi e la possibilità di acquisire col tempo una quota della proprietà, che possono rivendere a prezzo calmierato se decidono di trasferirsi. Sebbene il sistema abbia subito qualche critica per il fenomeno delle cooperatives che si sciolgono per rivendere a prezzi di mercato, il governo danese ha introdotto regolamentazioni per evitare che questo accada, mantenendo il sistema più solido e a misura di cittadino.
Questi esempi europei dimostrano che è possibile fare fronte al caro affitti con politiche intelligenti e interventi pubblici mirati. Le città di Vienna, Berlino e Copenaghen sono riuscite a coniugare accessibilità e qualità della vita, facendo in modo che i cittadini possano vivere in modo dignitoso senza essere schiacciati dai costi della casa.
In Italia, l’emergenza abitativa è diventata un problema urgente, e forse è giunto il momento di guardare a queste sperimentazioni con più attenzione. Un cambio di rotta nelle politiche abitative potrebbe fare la differenza, garantendo a tanti italiani il diritto di una casa dignitosa. Ma come si potrebbero applicare modelli simili in Italia? E quali ostacoli si troverebbero di fronte i legislatori? Forse è proprio ora di iniziare a pensarci seriamente.
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