La manovra economica ha portato diverse curiosità a galla, con interrogazioni sul salario minimo e sul Tfr che tornano protagonisti.
Andiamo a osservare le decisioni per cercare di capire più da vicino quali sono le novità in merito a questi due campi e non solo.
Ormai da anni si parla del salario minimo come di una rivoluzione che può essere davvero molto interessante. Con i ripescaggi passano al vaglio due temi molto caldi. Da una parte c’è la maggioranza che bada alla riapertura del semestre di silenzio-assenso per andare a conferire il Tfr. Mentre dall’altra parte le opposizioni si interrogano con attenzione sul salario minimo.
Sicuramente in questo senso la risposta migliore arriva dalla Ragioneria dello Stato. L’erario ha infatti incassato 33.5 miliardi in più nei primi nove mesi di quest’anno, con una crescita del 5.6% del gettito seguendo quanto proposto per contributi e imposte. Il fisco fa incassare poi 27.9 miliardi con una crescita invece, rispetto all’anno precedente, del 6.5%. Una crescita che apre a utili possibili per tutti i cittadini a fronte della loro situazione specifica. Ma andiamo a vedere cosa accadrà più da vicino.
Partiamo dal salario minimo. Le opposizioni segnano un primo risultato importante all’interno della Manovra economica. Pd, M5S, Avs, Az e Iv hanno presentato un emendamento unitario che punta a introdurre una disciplina precisa e univoca sul salario minimo legale. Questo è stato finalmente riammesso all’interno della lista di quanti esaminati dalla Commissione Bilancio della Camera.
Precedentemente era stato considerato inammissibile per materia, è poi rientrato in gioco dopo il ricorso presentato dai partiti e accolto dalla stessa Commissione. Si tratta di uno dei temi, cinque per la precisione, sui quali l’opposizione si muove in risposta della legge di bilancio. Gli altri argomenti sono sanità pubblica, estensione congedi paritari, automotive e ricostruzione dell’Emilia Romagna.
Quali sono invece le novità legate al Tfr? Caro alla Lega e a Fratelli d’Italia l’emendamento è tra quelli riammessi e punta a rafforzare i fondi pensione. L’obiettivo è quello di proporre l’apertura di un nuovo semestre per andare a scegliere da parte del lavoratore di spostare il trattamento di fine lavoro alla previdenza con il silenzio-assenzo.
In questo senso in assenza di indicazione da parte dei lavoratori, passati sei mesi, il datore di lavoro andrà a trasferire il Tfr all’interno dei fondi pensione. Una novità che dunque potrebbe poi successivamente portare a una crescita della pensione stessa per l’individuo.
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